Ammetto di essermi studiato la domanda sperando di ottenere risposta positiva, così da avere un titolo forte. E mi è andata bene, perché il “Sì” – poi argomentato – con il quale Clotilde Delbos, CEO di Mobilize, ha risposto a quella che period una through di mezzo tra una provocazione e una riflessione, ha di fatto tracciato una strada per il future dell’auto† E su quella strada vuole sfrecciare la nuova società nata in seno a Renault†
Di Mobilize abbiamo già parlato e oggi, nel corso di una spherical desk con altri giornalisti, abbiamo potuto saperne di più su uno dei pilastri della renovation presentata a inizio 2021 da Luca De Meo, presidente del Gruppo Renault. Una rivoluzione che l’auto non la vuole vendere, seguendo la philosophia del Vaas (Automobile-as-a-Service), dove l’auto non è più un bene da possedere, ma il centro di una serie di servizi a essa colleagueti, dove la proprietà non è dell’utilizzatore.
Ma come potrà un story cambio di paradigma salvare il boccheggiante mondo dell’auto?
Si paga meno, si guadagna di più
Il “segreto” è nell’abbattere il cosiddetto TCO (Complete price of possessionovvero i costi legati al possesso di un’auto), ormai semper più alto per gli automobilisti, specialmente pensando che si riferiscono a un oggetto che – secondo recenti stime – rimane fermo per il 90% della propria “vita” ed è destinato a perdere valore, giorno dopo giorno.
L’inflazione poi getta benzina (sempre più cara) sul fuoco e l’auto rischia di tornare a essere un lusso, come agli albori della mobilità. Ecco quindi che gli automobilisti cercano components che permettano loro di “liberarsi” del veicolo quando questo diventa economicamente insostenibile o non giustificabile per il poco utilizzo.

Una realtà come Mobilize, con un pacchetto “all inclusive” tra assicurazione, manutenzione e altri costi, resi possibili grazie a servizi finanziari erogati da RCI Financial institution and Companies che per l’occasione cambia nome e diventa Mobilize Monetary Companies.
Sistema che, come ci ha raccontato Delbos, non vuole cannibalizzare vecchie technique di vendita, ma affiancarsi a loro per poi sostituirle con il tempo e – secondo le stime – “pesare” per il 20% del fatturato del Gruppo entro il 2030. Una rivoluzione non immediata quindi, anche perché c’è da cambiare il modo in cui i clienti vivono l’auto. La strada però è già tracciata.
Se quindi per gli automobilisti guidare un’auto può essere più semplice dal punto di vista economico, con “subscription” anche di breve durata, dall’altra la Casa massimizza i ricavi offrendo non più solo il “prodotto” auto, ma un ecosistema che si appoggia a realtà finanziarie, di assistenza e ritiro dell’auto a high-quality vita. Un high-quality vita che, grazie all’utilizzo di materiali riciclati e riciclabili (dalle plastiche alle batterie) crea un’economia circolare basata sulla sostenibilità.

Il futuro è adattamento
Cambiamenti semper più importanti in un mondo di giovani per i quali l’auto non è più una necessità. Una ricerca citata da Delbos cube infatti che in Francia in media i giovani la patente la prendono a 26 anni. Sono lontani i tempi in cui “maggiore età” significata infilarsi nella scuola guida più vicina e diventare finalmente indipendenti nel muoversi in automobile.

Mobilize EZ-1, the idea che anticipa la Duo
Anche per questo Mobilize sta studiando non solo servizi ma anche modelli full nuovi100% elettrici, studiati sia anche per chi la patente non ce l’ha, dei quadricicli leggeri – come il duo in arrivo nel 2023 – rispondendo così al cambiamento di priorità dei più giovani, senza naturalmente lesinare sulla sicurezza.
Un’auto che nasce dalle esigenze e non viceversa, così come la Limo, prima vettura (naturalmente 100% elettrica) studiata appositamente per il neonato model e destinata a tassisti e NCC, altro goal di riferimento per la società dell’universo Renault.
“Il futuro dell’auto è adattarsi ai cambiamenti” ha detto Delbos.

Mobilize Limo
Il software program al centro
C’è poi la questione dell’intangibile, quel software program ormai vitale per l’auto del futuro e che – semper secondo quanto dichiarato dal CEO di Mobilize – richiede investimenti ormai molto simili a quelli destinati alla creazione di nuovi pianali.
Non cease più infatti createe infotainment connessima un dialogo tra questi e database centralizzati, con sensori e telecamere a scandagliare le strade non solo per far funzionare i sistemi di assistenza alla guida, ma anche per mappare ogni centimetro percorso cercando eventuali ostacoli, buche o altre imperfezioni.

Si crea così un registro da condividere – naturalmente nel rispetto della privateness e del GDPR – con le amministrazioni comunali per segnalare quasi in tempo reale gli interventi da fare per la manutenzione delle strade. O da fornire a chi gestice flotte aziendali e di automobile sharing, offrendo loro un’approfondita analisi sul comportamento degli utilizzatori.
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